Chi è il bravo studente

Se pensi che tuo figlio non sia un “bravo studente” o che non sia portato per lo studio, se non desideri passare un altro inverno di pomeriggi  a convincere tuo figlio a studiare, leggi questo articolo per aiutarti a fare chiarezza.

Tempo di lettura: 15 minuti intensi!

Un inverno fra libri, compiti, opposizioni, lamentele, discussioni…

Tanti sono i genitori che mi raccontano di pomeriggi asfissianti passati nell’attesa che il figlio, da “bravo studente”, faccia i compiti.

Bisogna convincerli a spegnere la tv, lasciare il gioco, la play o il cellulare e quando ci si riesce, quando finalmente il figlio si siede di fronte alla scrivania o al tavolo in cucina, iniziano ad arrivare: 

  • la poca motivazione,
  • la svogliatezza,
  • la difficoltà a reperire i compiti fra registri elettronici e whatsapp dei genitori/figli
  • la fiacchezza,
  • la difficoltà di attenzione,
  • la sonnolenza,
  • la rabbia, sia nel genitore che nel figlio
  • le distrazioni di diverso genere (anche un temperamatite può diventare un oggetto volante!)
  • le lacrime e silenzi difficili da incorniciare.

La gestione dei compiti perché il figlio sia un bravo studente, molto spesso, è difficile per i genitori.

Immaginate se possono tenerne il controllo tutti i nonni ai quali spesso i bambini sono affidati nei pomeriggi invernali!

“Ai nonni lasciamo il compito delle coccole, delle storie ricche di saggezza e magia; dei piatti tradizionali e del sapiente amore incondizionato!”

Per la gestione dei compiti è importante che se ne occupino i genitori e quando non è possibile delle figure di riferimento lontane dalla “confidenza” che arriva dall’affetto e strutturate sotto l’aspetto pedagogico!

Non è un bravo studente è una definizione troppo totalizzante e precoce!

Quando i genitori vanno ai colloqui scolastici per incontrare le maestre od i professori possono trovare conferma ai loro sospetti oppure cadere dal pero!

Possono sentire affermare che il ragazzo è intelligente ma che non si applica, si distrae in classe, o disturba, non sfrutta il suo potenziale.

La risposta genitoriale, in questi confronti, può variare di genitore in genitore!

Soprattutto non esiste la risposta giusta…almeno in quel momento!

Che effetto ti fa pensare e poi sapere che tuo figlio non è un bravo studente?

Vi racconto la mia esperienza.

A me è capitato di pensare che le mie figlie, nei primi anni di scuola, non fossero delle brave studentesse.

Per motivi diversi lo pensavo segretamente, sia per la prima che per la seconda figlia.

Come si può formulare questa idea, questo pensiero  segreto…

I confronti contribuivano a confermare questa interpretazione dei fatti.

  • i quaderni dell’amica di mia figlia sembravano stampati in tipografia
  • gli  insegnanti, descrivevano mia figlia diversamente da come la conoscevo.
  • diversi gentori parlavano di come i loro figli fossero bravi studenti ed autonomi nello studio

Mi accorgevo, sempre più, di non conoscere fino in fondo quello “scriccioletto” di mia figlia!

In effetti questa è un pò una “presunzione”.

Molti fra noi genitori siamo convinti di conoscere i figli perchè li abbiamo messi al mondo. Sbagliato!

Conosciamo molto i nostri figli, ma non del tutto!

  • Un figlio ha tante sfaccettature, e proprio come noi adulti, le utilizza in base all’ambiente che incontra.
  • E noi genitori NON le conosciamo tutte da sempre, piuttosto possiamo continuare ad apprenderle.
  • Gli insegnanti mi raccontavano di un lato sociale, estroverso, talvolta “frontale”, intraprendente ed inaspettato che mi ha fatto comprendere che il figlio può scegliere, da subito, strade lontane dal genitore!

Gli insegnanti mi spiegavano che mia figlia, a sette anni, si distraeva molto, non era attenta, non era precisa nei compiti.

Fra sguardi e parole sembrava venire fuori che mia figlia non si presentava come una brava studentessa.

Sentivo il giudizio e la colpa su di me. Come mai?

Le mie insicurezze, sia per la brava studentessa che non ero stata e sia come genitore non all’altezza del suo compito, mi inducevano a pensarmi in errore, inadeguata nel mio ruolo.

Per farla breve, capito che mia figlia non era lo studente bravo e ideale che avevo immaginato e non reggendo i giudizi delle maestre: ai colloqui ho iniziato a mandare mio marito che era più monolitico ed imperscrutabile!

Ho deciso coscientemente di evitare quel confronto doloroso. Ho capito che come genitore dello studente avevo l’ansia.

Alle volte nella coppia genitoriale o di caregivers può essere utile la delega…

Aver delegato, quel compito per me difficile, a mio marito, in quel caso, ha funzionato!

Quando tornava a casa, dopo i colloqui, la sua lettura fiduciosa ed obiettiva e la mia distanza emotiva, mi aiutavano a non farmi spaventare…

Tornavo a  guardare mia figlia per la bambina che era e la studentessa che tentava di essere mentre tutto le era nuovo!

Soprattutto, grazie a mio marito, cominciava a crescere in me l’idea che bravi studenti si può diventare.

“I nostri pomeriggi dei compiti iniziavano con 20 minuti di lacrime prima della lettura”.

Nella scuola dell’infanzia mi avevano spiegato che se volevo che mia figlia fosse una brava studentessa non dovevo insegnarle a leggere a 4 o 5 anni, perchè, come mi avevano spiegato:

Non si può costruire il tetto della casa se prima non costruisci le fondamenta”. Giusto!

Il discorso non faceva una piega, lo condividevo ed ero fiduciosa.

Poi ho scoperto che la teoria per far crescere dei bravi studenti è una cosa e la consuetudine è un’altra.

Le maestre dell’infanzia avevano sbagliato a consigliarmi? NO.

Ma evidentemente questo messaggio importante non era passato. Fra i genitori, l’abitudine di far arrivare i bambini in primaria già capaci di leggere e scrivere è stata più forte.

Per farvela breve, mia figlia in prima elementare era l’unica bambina che non sapeva ancora leggere!!!

Ti mostro quali sono gli errori più comuni fra i pensieri e le parole dei genitori esplicitate anche in presenza dei figli!

  • non è portata/o per la lettura
  • ha forse problemi a leggere
  • è svogliata/o
  • capricciosa/o
  • non è disciplinata/o
  • non me lo aspettavo, è una delusione!
  • non ero bravo neanche io a scuola e perciò cosa mi posso aspettare?
  • non so ha chi ha ripreso, io ero una bravissima/o studente
  • è testarda/o e non ne vuole sapere di scuola
  • la scuola non è per lei/lui
  • è intelligente ma solo dove vuole lei/lui…
  • sono stanca/o se non è un bravo/a studente è inutile insistere
  • non capisco perchè non è bravo eppure sono molto presente!!

Niente di tutto questo può andare bene ed è quanto di più spesso avviene!

Provate ad ascoltare i genitori che dopo avere accompagnato i figli a scuola si fermano a fare due chiacchiere al bar! Oppure lungo i corridoi nella fila per i colloqui con gli insegnanti…

Allora come mai, mia figlia, il pomeriggio prima di iniziare a leggere piangeva per più di 20 minuti?

Ecco cosa accade nei bambini che non sono considerati bravi studenti!

Lei, come accade per tanti altri bambini, sapeva di non essere una brava studentessa perchè era l’unica della classe che quando leggeva sillabava. 

“Mia figlia stava facendo l’esperienza quotidiana del sentirsi incapace

Durissima!

1° Passo: Facciamo spazio fra le nostre opinioni ed ascoltiamo i ragazzi!

Quando le mie figlie frequentavano la primaria,  seguivo diversi sportelli scolastici ed accoglievo i ragazzi della secondaria di primo grado (medie).

Erano testimoni e consiglieri di una realtà tutta da scoprire. Una meraviglia per le mie orecchie, per il mio cuore… Erano bellissimi nel raccontare il loro sentire…

Sapevano di non essere considerati bravi studenti e si sentivano inadeguati! Me lo raccontavano in 1000 modi diversi!

Immaginate se la condizione di inadeguatezza di mia figlia, come quella di molti altri studenti, si fosse protratta fino alle scuole “medie”, che carico avrebbe portato con sé?

Entrare tutti i giorni in una classe sapendo di vivere al margine delle competenze, dei bravi studenti… Rimanerci per ore sapendo di permanere nelle emozioni della vergogna, della rabbia e della delusione.

Gli insegnanti se la sarebbero ritrovata a ciondolare fra i corridoi, o a passare il suo tempo nei bagni, disturbando o preoccupando gli adulti!

Questa situazione scatenò in me la determinazione necessaria per spostare l’attenzione da ciò che mi aspettavo a ciò che era importante guardare!

“Era durissima, per me, dover subire quel “supplizio” tutti i pomeriggi.

Le onde emotive, di mia figlia,  riuscivo a comprenderle ma non sempre riuscivo a sostenerle!”

Ciononostante ho iniziato a farmi forza…

“I ragazzi che seguivo negli sportelli mi rimandavano a casa colma di tenerezza e fiducia per loro e per le mie figlie!!!

Un bambino o ad un adolescente che non si percepisce un “bravo studente” e che deve sostare nella frustrazione di non riuscire in qualcosa mentre sembra che gli altri ci riescano facilmente è un’esperienza molto brutta per lui e può lasciare tracce negative importanti!

Sei ancora convinto che tuo figlio non sia un bravo studente? Soprattutto CHI lo dice…e lui come la vive!

Quante volte nelle classi ci sono disallineamenti nell’apprendimento? Gli insegnanti lo sanno molto bene: Sempre!

“I bambini non nascono “bravi studenti” e non  sono macchine che avvii da “zero” e poi “uno”, “due” e “tre” e proseguono tutti allo stesso modo ed allineati”.

Quando incontro i genitori, spesso riscontro un’aspettativa, un’idea, un “protocollo” del figlio come bravo studente e procede più o meno così:

  1. Il figlio dovrebbe iniziare ad andare a scuola senza troppe storie; 
  2. la maestra o il maestro dovrebbero spiegare la lezione ed il proprio figlio, da bravo studente (solo perché si chiama così), dovrebbe stare attento, comprendere ed eseguire;
  3. il figlio, sempre da bravo studente, dovrebbe tornare a casa e, magari subito dopo aver pranzato, dovrebbe verosimilmente prendere i  suoi libri e cominciare a fare i compiti assegnati… 
  4. Magari, dopo i compiti, potrebbe preparare lo zaino dello sport o dello strumento e farsi trovare davanti alla porta aspettando che il genitore lo accompagni a fare le sue attività extracurriculari…

Potrebbe fare tutto questo.

É vero, perciò ci possiamo dire che, questo modello di bravo studente, sarebbe auspicabile. 

Purtroppo però, per molti ragazzi, non funziona in questo modo.

Quel modello comportamentale immaginato ed atteso dal genitore non è un’equazione matematica e ci induce a pensare e decretare che nostro figlio non lo rispetta non è un bravo studente!!!

Quel modello di riferimento, ideale, può essere un’aspettativa facilmente deludibile e vediamo perchè:

  • Il bambino, quando torna da scuola con molta probabilità è stanco.
  • É stato, fuori casa, lontano dalla sua zona comfort, per diverse ore.
  • Ha cercato, a modo suo, di stare alle regole proposte e non sempre allineate con quelle vissute in famiglia. 
  • Spesso il bambino  non ha la cognizione del tempo.
  • Più spesso il bambino ha le idee fra i suoi giochi preferiti, desidera ritrovare, in casa, quelle certezze che non ha sentito di avere in classe.
  • Probabilmente si è alzato presto, ha fatto fatica nel prestare attenzione in classe, nel gestire i suoi stati d’animo, e questo nel tentativo di essere un bravo studente
  • Ha dovuto condividere una semplice o complessa socialità fra i pari.
  • Probabilmente non ha la consapevolezza di tutto questo e magari si sente stranito.

“Noi genitori invece possiamo saper immaginare tutto questo e comprendere come sta e come si sente…”

Perciò vi dico:

Abbandonate “o voi che entrate” le aspettative/pretese ideali che state ponendo su vostro figlio

Indossare il grembiule conferisce il ruolo di studente con uguali diritti e doveri e con uguale dignità…ma è una partenza!

Studenti “si può nascere” e sicuramente lo si può diventare con il tempo!!

La classe è un luogo sociale abitato dalle differenze che puntano verso lo stesso obbiettivo: crescere fisicamente, cognitivamente ed emotivamente.

Perciò:

  • acquisire nuove competenze
  • valorizzare i talenti individuali
  • provare ad accettare e/o superare i propri limiti senza destrutturarsi
  • superare le difficoltà senza inficiare oltremodo sull’autostima
  • imparare a relazionarsi nel gruppo e quando necessario litigare bene seguendo un’utile ed indispensabile disciplina.

Non dimentichiamo che

“La vita di classe è un luogo dove si imparano la didattica e si fa la prima esperienza sociale su come si può stare al mondo”

Tanti modi di apprendere quanti sono i bambini:

Entrare in un gruppo sociale, farne parte veramente, sentirsi accolto e custodire la propria specificità è un lavoro difficile persino per noi adulti.

Alla ricerca del bravo studente, nella stessa classe incontreremo specificità differenti, molto differenti.

Incontreremo:

  • il bambino intuitivo che si muove velocemente per raggiungere il piccolo obiettivo prefissato;
  • quello più riflessivo che ha bisogno di sostare un pò sul concetto prima di provare ad applicarlo;
  • quello che è sensibile ai rumori, alle voci e si distrae continuamente rimanendo sintonizzato sulle dinamiche relazionali fra i compagni e gli insegnanti;
  • c’è il bambino che arriva già incerto, con un’opinione di sé già “sottodimensionata” e quindi che non confida nelle sue capacità;
  • c’è quello vivace che finisce subito ed ha bisogno di nuovi stimoli e magari comincia a vagare per la classe;
  • c’è quello che, quando sbaglia, si rimprovera da solo e pensa di non riuscire più;
  • c’è il bambino che è infastidito dall’ambiente e si arrabbia con se stesso e con gli altri e magari scatta nell’ira o nel pianto;
  • e ci sono tutti gli altri che conoscete voi…

Quando tutti questi bambini rientrano a casa e viene chiesto loro come è andata…

Molti non sapranno dirlo perché veramente fanno fatica a comprendere i numerosi stimoli e comportamenti che gli sono, arrivati in classe!

É difficile per loro tradurre in parole l’esperienza che vivono in classe. Non tutti hanno un volume di vocaboli sufficienti per spiegare a se stessi ed agli altri cosa gli è capitato.

Ma perché parlando del bravo studente mi rivolgo più spesso al bambino e non al ragazzo?

Presumibilmente bravi studenti si diventa e pertanto il processo si avvia da piccoli per trovare la sua realizzazione che può avvenire:

  • subito;
  • successivamente; 
  • più in avanti negli anni!
  • od anche mai…

Quest’ultima opzione è quella che mi fa più male… Purtroppo succede!

Come genitori possiamo fare nostra la buona idea dell’unicità di nostro figlio ed invece di cercare,  anche forzatamente, l’omologazione del rendimento scolastico rispetto alla classe o agli studenti più bravi!

Se e forziamo la mano corriamo il rischio di creare in nostro figlio l’idea di sé come di un bambino non all’altezza di essere un bravo studente!

Quali pensieri, parole ed azioni concrete puoi utilizzare per far si che tuo figlio diventi un bravo studente

Vediamo insieme un pò di opzioni:

  1. Sii  consapevole del fatto che tuo figlio prima di tutto è una persona, unica, suscettibile, capace di comprendere e di avere dei sentimenti;
  2. tuo figlio non sei tu, è un’altra persona, in un’altra epoca;
  3. non trarre conclusioni dopo i primi mesi di scuola e forse neanche dopo i primi anni!
  4. Prova sempre a pensare che diventare un “bravo studente” è un OBIETTIVO e NON UNA PARTENZA!
  5. Cerca di comprendere la qualità della giornata di tuo figlio includendo anche quella dello studente, del come sta e vive la classe alla presenza dei compagni (che spesso non lo sono) e degli insegnanti;
  6. tieni a mente che probabilmente hai il tuo modello ideale di studente e prova a SOSPENDERE quell’idea per fare spazio a tuo figlio nella sua specificità!
  7. Confida nelle sue risorse nonostante tutto e manifestargliele esplicitamente;
  8. impara e insegnagli a stare nelle cadute e nelle sconfitte, accogliendo il dispiacere e riprogrammando insieme una “strategia” possibile di recupero per essere un bravo studente, ascolta le sue possibili soluzioni.
  9. Presta attenzione a tutto ciò che fa di buono tuo figlio per ricordarglielo nei momenti difficili.
  10. Evita che in casa, in presenza di altri familiari, si crei l’arena del giudizio sulle competenze di tuo figlio!
  11. Perdonati se non hai sempre la pazienza necessaria
  12. Tieni d’occhio tutte le cose che invece fai bene per non buttarti troppo giù come genitore;
  13. ricorda che il genitore è coinvolto nella vita del figlio ma non deve FONDERSI con essa
  14. Non dimenticare che il genitore è un lavoro INCONCLUSO e pertanto cerca di non essere troppo severo con te stesso perchè sarà una “storia lunga…”

Concludendo…

Vi tolgo la curiosità… le mie figlie, che secondo la mia idea, da piccole sembravano non essere delle “brave studentesse”, oggi di 14 e 18 anni, sono delle bravissime studentesse.

  • Studiano prendono dei buonissimi voti che considerano come la “misura” di quanto siano preparate in quelle materie;
  • prendono anche qualche voto brutto e si danno da fare per recuperare studiando e sperimentando diverse strategie!
  • Affrontano le difficoltà con umiltà, dubbi e smarrimento ma senza per questo sentirsi minacciate come studentesse;
  • sono consapevoli ed in grado di occuparsi dei loro compiti in termini di autonomia, autoregolazione, competenze e relazione con gli insegnanti.

Una strada sicuramente in salita, ma sospendendo le ansie genitoriali ed educandoti a nuove letture per i tuoi figli potrai, mentre sali e fai fatica, fare delle pause e goderti il panorama!

Contattami per altri dubbi 😉

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Cinzia Trigiani – Consulente Familiare® – Tutor Teen e Parent STAR – Programma educativo sull’affettività e sessualità degli adolescenti

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