L’articolo che segue ha un accorato aggancio alla splendida età adolescenziale ed è vivamente vietato a chi ha dimenticato la propria 🙂
1. Com’era prima del COVID19
Ho la possibilità e la fortuna di seguire gli adolescenti da diversi anni, di entrare nel loro mondo dal loro punto di vista; lo abitano in parte con competenza ma in parte anche con smarrimento. Si sono scelti il loro modo di interagire e comunicare sui social, cercano una maschera per trovare una collocazione nella classe scolastica che ha cambiato completamente il suo setting. Certamente la scuola, seppure consapevole dei mille e diversi bisogni dei ragazzi, figli di una società adulta che sta cambiando radicalmente, non può essere sola nel rispondere ed accogliere le difficoltà e le fragilità. La “palla” va rimandata, in modo legittimo, ai genitori, alla famiglia che seppure in forme diverse rimangono la prima agenzia educativa! Tutto non può neanche essere messo sotto il “tappetino” dell’adolescenza, sono protagoniste anche le voci degli adulti con le loro lamentele rispetto alla società, ai giovani e al lavoro. Le loro opinioni, sulla società attuale, tuonano inesorabili sopra le teste dei figli, proiettando un paesaggio futuristico non sempre degno di speranza.
2. Bisogni impliciti e disattesi
È facile comprendere che questo “fai da te”, nello stare al mondo dei ragazzi, non sempre è buono e non li farà crescere in modo sano e corretto, spesso devono “distorcersi”, stare al mondo un pò curvi, un pò abbassati o sulle punte, un pò indietro o forse troppo spinti in avanti per lasciare o rivendicare il loro spazio nella società fra pari e degli adulti.
Il bisogno implicito emerso durante i colloqui era il piacere estremo di avere un adulto a loro disposizione, un adulto che li trattasse da persone e non da ragazzi o studenti o figli, che accogliesse il loro incerto punto di vista con attenzione sincera, senza giudizio ma capace di stimolare in loro un’osservazione attenta e una bella capacità critica. Fame di riferimenti, di ascolto, di spiegazioni non verticali, direttive, ne di consigli alla vecchia maniera, di conoscersi senza il filtro giudicante di un adulto che li ha già “compresi” traducendoli automaticamente nei cliché degli adolescenti, delle argomentazione del “la so lunga… ai miei tempi era meglio” eccetera, eccetera.
3. Arriva il COVID19: il confinamento
Dopo una prima e fantastica sensazione di incredula assurdità mondiale, dopo l’entusiasmo di incontrare qualcosa di folle, sbalorditivo, dopo la sensazione di essere protagonisti della storia, la gioia della scuola chiusa, “tanto abbiamo i social!”. Dopo le tv sintonizzate H24 sui telegiornali che proiettavano le stesse scene in quanto non era possibile proporne di nuove, il tamtam fra i ragazzi che si spaccano di emozioni condivise, le notizie vere e fake che palleggiano fra i social; i ragazzi vedono gli adulti che si adoperano per reperire mascherine e fare la spesa, i commercianti inventarsi come non chiudere battenti delle proprie attività economiche… Le suonate sui balconi per alzare il morale, il senso di appartenenza e di solidarietà alla propria nazione, i diversi approcci internazionali sul concetto di condivisione… Dopo tutto questo, dopo che si sono attivate tutte le risorse, entrano in campo la creatività l’evoluzione tecnologica rapidissima, il tempo passato sugli smartphone e sui vari devices viene sdoganato nel mondo dei permessi e della leicità! “Un plot twist” fantastico. (colpo di scena).
4. Dopo l’onda alta, la bassa marea
L’arrivo dell’estate, la temperatura più calda, l’abbassamento della virulenza hanno permesso il libero sfogo dei ragazzi rimasti chiusi per mesi. Un’esperienza strana, paranoica, finalmente si poteva uscire, si poteva voltare pagina. Ma le indicazioni non cambiavano, l’uso della mascherina e l’invito al distanziamento rimanevano in pista. A questo punto però, le indicazioni arrivano come i sordi messaggi che abitano il fondo dei ragazzi, come le raccomandazioni genitoriali ripetute da decenni: “metti le ciabatte, non camminare scalzo”, “non fare tardi”, “dove vai senza una giacca”, “che modo di parlare è questo?”… solite frasi dei genitori “boomer” ed apprensivi tutti sintonizzati sull’aspetto educativo. Sulla spiaggia si è visto di tutto, dalla sangria improvvisata dentro bacinelle improbabili con all’interno cannucce condivise fra tutti, alle gare di sputo d’acqua dalla bocca: riempivano le bocche di acqua dalla bottiglietta “personale” e poi si rincorrevano per sputarsela addosso ridendo come matti e rotolando nella sabbia… il distanziamento? Boohh.
5. L’incoscienza dei ragazzi non è una scelta comportamentale!
Sono d’accordo, i comportamenti sopra descritti possono essere riconosciuti come incoscienti ed assolutamente deprecabili, mentre in ospedale c’era gente che ancora stava male e mezza Italia aveva subito la perdita di persone care ed il lutto celebrato senza riti funebri, senza saluti, senza un bacio, nel peggiore dei modi possibili!
Ma se pensi che questi comportamenti, dei ragazzi, siano dettati da una scelta ragionevolmente pensata, se pensi che quel “Marcantonio”, di tuo figlio è tanto alto quanto sciocco e non sai spiegartelo, se non comprendi i suoi comportamenti superficiali mentre ti sembra sia ormai grande; se pensi che tua figlia attui comportamenti immaturi nonostante metta l’eyeliner ed abbia fatto il suo piercing all’ombelico; se pensi queste cose hai ragione, infatti le vedi, sono sotto i tuoi occhi.
Forse ciò che può sfuggire a noi adulti e genitori è che l’adolescenza è un processo attivo che porta il bambino a divenire ragazzo ed il ragazzo a divenire adulto e seppure lo sviluppo sotto l’aspetto fisico sia straordinariamente veloce, rapido e le intenzioni dei ragazzi tendano a promuovere la propria autonomia… Noi, io e te, dobbiamo poterci dire che la testa dei ragazzi, a livello neuronale non ha raggiunto il suo pieno sviluppo, non segue i tempi del resto del corpo e non accadrà per tanti, lunghi e faticosi anni. La testa del giovane vede in sé ancora poco connesse le attività emotive con quelle della ragionevolezza, del senno, della ponderazione, per cui non è una sua volontà cosciente, consapevole e scelta, quella di apparire grande ed immaturo, ma è un fatto biologico!
Mettiti seduto comodo sulla poltrona genitoriale, il viaggio è lungo e le alterazioni dell’umore di tuo figlio, l’impulsività, i ragionamenti ideali, astratti e forse qualche volta incoerenti, saranno la tua compagnia per un bel po’!
6. Aggiungiamo gli effetti COVID19 dopo il secondo sconfinamento
A settembre 2020, la ripresa della scuola, ed il sottofondo dell’allerta “nuovo picco alle porte, non ne siamo ancora fuori!”. Soprattutto nelle classi di passaggio di grado si è rivelata la difficoltà più grande, i ragazzi che l’anno prima erano entrati in una classe nuova, praticamente, non conoscevano i compagni se non come le figurine di calcio in versione animata. La nuova socializzazione, il passaggio di crescita ulteriore aveva uno scalino più alto. Tuttavia, il Covid19 ha fatto fare un’esperienza forte ma per un tempo ancora sostenibile e per loro, forse, si è perso qualcosa ma si può ricominciare. Ma le mascherine, le aule trasformate, i banchi distanziati, le finestre aperte al freddo, i professori che si avvicendano, la ricreazione gestita col codice di allerta rosso! Insomma, tutto questo è ancora lontano dalla normalità! E se il tuo adolescente sta affrontando la sua prima rivoluzione interna, una bomba di ormoni che gli monta su fino alla testa, se la sua identità è in affaccio e preda di instabilità emotive personali e collettive, mi domando come possa sostenere, senza pagare da qualche parte, una situazione che procura costantemente paura, precarietà ed imponenza come quella del Covid alla quale nessun adulto sa rispondere con risolutezza. Arriva il secondo confinamento!
7. Scendiamo nel dettaglio: il confinamento e la crescita nella culla della rete
I ragazzi, dai più piccoli fino agli studenti universitari hanno cominciato a risentire della sovraesposizione da video, hanno dovuto fare i conti con la visione fissa della loro immagine in tutte le situazioni scolastiche: mentre ascoltavano l’insegnante, mentre venivano interrogati, mentre non facevano nulla; il loro difficile rapporto con la propria immagine è stato sottoposto ad ulteriori difficoltà e disagio. Tu mi dirai: “ma come? si fanno tanti selfie!!” ed io ti rispondo: “vuoi mettere i selfie autoregolati, fatti nel momento “cool”, con il filtro adatto all’umore, la posizione strategica? E vuoi mettere la faccia pubblicata on line tutti i giorni alle otto del mattino? Hai mai fatto l’esperienza di guardarti allo specchio per sei, otto ore?”. Nella società dell’immagine, della bellezza e dell’anticipazione della pubertà sostenere l’adolescente nel suo processo di sviluppo ed accettazione della sua parte fisica, del sé corporeo, non è una cosa facile. Creare il proprio profilo ad “hoc”, inseguire i like per sentirsi appartenenti al gruppo dei pari, stare fra commenti imprevedibili… Visto dal loro punto di vista è in parte divertente ma può diventare motivo di forte disagio.
Nel 2021 il confinamento rimanda al ping pong fra i social, le chat deliranti, Instagram e Tic Toc e tutto questo comincia a produrre i suoi effetti: erano i luoghi che integravano ma non sostituivano gli spazi esterni, dove la presenza incarnata, senza la mediazione degli adulti, abitava il corretto processo di separazione dai genitori e di individuazione; non avere la possibilità di uscire dall’ambiente familiare e restare in costante contatto solo via social ripropone loro un senso di noia e di solitudine insopportabili; aggiungiamo il fatto oggettivo che il “parchetto virtuale” comincia ad essere presidiato dagli adulti che si trasferiscono sui social dei ragazzi. Partono i “Trigger”: si attivano l’irrequietezza da non connessione e l’insonnia notturna, l’insofferenza ai personaggi familiari, i desideri inappagati e poi di nuovo tutto d’accapo ed uguale ogni giorno.
Mentre ci sembra di essere sulla coda del Covid, i ragazzi hanno i ricordi cristallizzati al 2019, sentono la connessione alla paura degli adulti, all’inconsistenza del futuro, alla possibilità di focalizzare solo il qui ed ora terribilmente insufficiente per la possibilità di sognare, progettare e futurare se stessi. Mentre accogliamo tutto questo, siamo nel 2022, è fine febbraio e la Russia dichiara guerra all’Ucraina. Ritornano per tutti: il senso di angoscia, di precarietà, di incertezza futura ed incapacità di futurazione.
8. Cosa è utile
Ora più che mai sembra necessario un cambiamento di rotta. Noi genitori possiamo monitorare i nostri figli già dall’età dell’infanzia che non è altro che il tempo prima dell’adolescenza. Cambiare punto di vista e modo di porci per stare al loro fianco, comprendere che è dura anche per loro e, nonostante siamo pronti a giudicarli immaturi, anche loro hanno bisogno di conforto e di rassicurazioni ma a differenza dei più piccoli non ce lo chiederanno in modo esplicito…perciò restiamo “en garde” e guardiamoli negli occhi con uno sguardo accogliente.
Cinzia Trigiani
Last modified: 1 Aprile 2022