Nonno Sanremo

Sanremo: Nonno fra i giovani

Sanremo 2023 il Festival della Canzone Italiana compie 73 anni ed è ormai un nonno fra i giovani e gli adulti.

Il suo conduttore, Amadeus, mi ricorda il signor French, della sitcom “Tre nipoti e un maggiordomo”  andata in onda su Rai Uno quando avevo 7 anni.

Il signor French era un maggiordomo elegante e di alto profilo che  faceva da balia tuttofare e si prendeva cura dell’adolescente Cissy e dei giovani gemelli, Jody e Buffy, nipoti dell’attraente scapolo zio Bill Davis.

Questo personaggio, metaforicamente, ha un’etica ammirabile che riscontro  nella conduzione e nella direzione artistica di Amadeus. Accogliente, disponibile, preparato, curioso ed al contempo molto professionale. Difficile da vedere scomposto.

Personalmente adoravo il signor French e nelle sere di Sanremo ho provato le stesse emozioni positive di quando ero bambina.

Amadeus con il placet di nonno Sanremo ha contribuito a questo ambiente piacevole che tenta di accontentare tutti, giovani e meno giovani, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, con la fiducia di chi ha molta esperienza.

I nipoti: gli esordienti e le prime difficoltà!

Sono Cinzia ed appartengo alla generazione X, quella dei nati negli anni ’70, come consulente mi sono data il compito di osservare i nuovi esordienti, i 6 giovani che a dicembre ’22 hanno superato la selezione fatta per entrare fra i cantanti in gara a Sanremo ’23.

Tra i cantanti esibiti ho fatto fatica a riconoscere i giovani esordienti dai cantanti più conosciuti. In realtà è stato un evento fatto da tantissimi giovani ed anche fra i più famosi ce ne erano di giovanissimi!

Nonno Sanremo è stato ospitale e con il suo caro Amadeus, in compagnia del rassicurante Morandi  è riuscito ad accogliere e contenere più generazioni… assumendone il rischio!

Il Festival della canzone italiana, come una grossa cometa, porta con sè, ogni anno, una scia di detriti fatti di opinioni, politica, critiche e parole autoreferenziali di chi sta a guardare.

Una scia di detriti che se guardata da lontano illumina l’evento e chi ne fa parte, a prescindere da tutti e da tutto…

Non mi soffermerò sui detriti di cui già siamo stati “tritati”, desidero divertirmi e condividere la mia fantasia insieme ai lettori di questo articolo 😉

Il pubblico, di questo caro nonno, sia in presenza che a casa, non è proprio giovane. Nonno Sanremo viene seguito ogni anno e si posiziona come un “lanciatore” di talenti riconosciuti dal suo pubblico e dalla critica.

Ero decisa a sedermi sul divano e guardare Sanremo con l’intenzione di cogliere i messaggi dei giovani e cercare di capire cosa portassero sul palco. 

Cosa ho capito?…

Lavoro molto con i giovani e volevo fare una verifica, comprendere se le canzoni che portano da nonno Sanremo sono coerenti con i messaggi che portano fuori da questo contesto e fra le classifiche che sono fuori da questo spettacolo.

Direi “Ni”. Da un lato qualcuno ha “ripulito”, ha rimesso in “bella copia” il testo perchè il pubblico di Nonno Sanremo ne comprendesse il messaggio.

Dall’altro ho avuto la riconferma di quanto non sia semplice parlare con i giovani, di quanto essi siano volutamente criptici. 

Vivono sempre nel mirino del giudizio di noi adulti ed hanno imparato a parlare più velocemente e “più serrato” di noi; usano parole contratte e tante citazioni abbreviate, le sillabe sono ricomposte  da nuovi ritmi e mi disorientano!

Molti di loro hanno cantato con le bocche spalmate sui microfoni, e la mano sul microfono portava il dito indice sul naso coprendo un pò il volto ed il labiale!

Spesso allargavano le braccia ma si piegavano anche su se stessi. Un linguaggio non verbale che direi li rispecchia molto.

Non vi nascondo che ho dovuto scaricare i testi per seguirli! Niente di nuovo se penso che le mie figlie si scambiano  i vocali whatsapp a 2x!!

In questo confronto ho colto la mia difficoltà, la mia lentezza ed a volte il desiderio di rinuncia a stare loro dietro…almeno con le mie figlie (che frequento moltissimo).

Provo a licenziarmi ammettendo che faccio fatica a concentrarmi.

Inizio a dire che ho problemi di udito, che la mia parte cognitiva è rallentata…

Insomma, frustrata, urlo il mio sentirmi fuori dal “circuito” come ha detto il giovane cantante, Sangiovanni, riferendosi a Morandi.

Che cosa bruttissima sentirsi fuori senza accorgersene.

Il modo di parlare cambia e non ci piace per niente!

Ricordo la nonna di mio marito, una donna vispa ed intelligente, socialmente attiva che ad un certo punto non accendeva più la TV.

Ho vissuto questo suo cambiamento con curiosità.

Le ho chiesto come mai non accendeva più la tv e lei mi ha risposto sorridendo disarmata: “ehm…perchè non capisco più come parlano”, i suoi occhi erano lucidi ed imbarazzati.

Si riferiva ai giornalisti dei telegiornali che seguiva.

Ho provato a fare attenzione a questa cosa e mi sono resa conto che i giornalisti, seguendo le indicazioni del “gobbo”, hanno cambiato il modo di esporre le frasi.

Danno una notizia e la terminano con la parola che collega  la frase alla  notizia successiva, anticipando un argomento che parla di tutt’altro. 

Come non comprendere la difficoltà di questa donna che aveva superato gli 80 anni mentre i Tg venivano condotti da giovani quarantenni preoccupati di tenere i telespettatori legati al video attraverso la scomposizione delle frasi!

Siamo tutti giovani per qualcun altro…prima dei novant’anni.

Gli spettatori di Sanremo: nonni, adulti definiti “Boomer” e qualche nipote…

Sanremo si propone come un evento familiare dove si incontrano più generazioni. Molto spesso, sono più gli adulti e gli anziani che i giovani ma Nonno Sanremo lo sa ed è accogliente.

Sappiamo quanto gli adulti della famiglia guardino con sospetto i più giovani… il loro modo di vestire, di parlare, il cibo che scelgono, la musica e le serie tv.

I giovani sono portatori di cose nuove. Dunque, spaventano!

Ci può essere una difficoltà oggettiva nel comprendere il loro linguaggio, ma non si tratta solo di questo e sento di voler esplorare altre motivazioni che ci allontanano dai giovani e dalle loro cose.

Tutto ciò che è nuovo porta con sè una curiosità ed una paura. Persone, fatti, eventi, progetti.

Come mai le cose NUOVE ci spaventano?

  • Ci pongono di fronte alla consapevolezza di non poter prevederne la riuscita.
  • Siamo costretti a permanere per un tempo nell’incertezza e non è sempre piacevole.
  • Attivano emozioni come la paura, l’ansia, il timore di non farcela, la demotivazione, la stanchezza mentale e fisica…

Se non si superano queste emozioni, accollandosi il rischio del risultato imprevisto, si oppone una resistenza che può essere promossa addirittura da uno stato di angoscia!

“Il cambiamento richiede un processo non facile, al quale non è scontato essere predisposti…Infatti sarebbe lecito affermare che  almeno per le canzoni, vorremmo cullarci fra melodie conosciute, rassicuranti che ci riportano alla giovinezza!”

La paura del nuovo è naturale e produce resistenza al cambiamento perché è più facile ripetere ciò che si è sperimentato e si sa che funziona (anche se male) piuttosto che ricominciare

Più si è giovani e più questa paura non è percepita pienamente.

Ecco che il cambiamento può assumere la faccia del trauma quando arriva dettato da un forte evento esterno (litigio, separazione, rifiuto, salute, lutto…).

Comprendiamo bene che spingersi volontariamente verso il faticoso processo di cambiamento richiede una motivazione importante o un fatto esterno che ci costringa a farlo.

Una motivazione forte è, per me, sapere ed essere consapevole che i giovani sono l’unico futuro possibile per la nostra specie…

Qui siamo in poltrona e stiamo per assistere ad uno “spettacolo”, un divertimento, un’emozione e scegliamo di assumerci il rischio di ascoltare qualcosa di tanto diverso e che non sappiamo se ci piacerà.

Chi ce lo fa fare? La domanda sembra appropriata e pertinente ma non ci sposta da dove siamo.

“Siamo alle solite, il polpettone della nonna piace ai nipoti anche quando sono più grandi nonostante siano giovani, ma far passare il pokè o il sushi, fra i gusti della nonna e dei parenti adulti…torna molto difficile”

Quali sono i commenti sull’abbigliamento, sui capelli, sulla postura, sui tatuaggi…

Tutte voci impaurite che mostrano il disappunto, l’incomprensione e la paura di dove andremo a finire conciati in quel modo! Già mettiamo una distanza.

  • 1) La corteccia orbitale è strettamente collegata alla paura… cosa succede? La corteccia orbitale coglie la paura di ciò che non conosciamo e rafforza la resistenza al cambiamento invitando la persona a rimanere fra ciò che conosce.
  • 2) Le canzoni conosciute e familiari, quelle che ci piacciono, che più ricordiamo, creano una sorta di dipendenza.

Questa “dipendenza” ci consente di  collegare la musica ad un’esperienza positiva che aumenta la produzione di dopamina, l’ormone che gratifica e culla l’essere umano. 

Forse, alcune canzoni, avranno l’onore di essere riconosciute come meteori tanto gradite quanto di passaggio!

Dobbiamo, dunque, lasciar andare Donne di Zucchero, 5 Giorni che ti ho perso di Zarrillo e Siamo i ragazzi di oggi di Eros?

NO! Almeno non è ciò che ci chiedono i giovani. Quella è la nostra paura.

Eccoti qui che Nonno Sanremo insieme ad Amadeus sedano la paura dei meno giovani, portando la serata delle cover, quella degli abbinamenti fra giovani e meno giovani.

O meglio, fra canzoni metabolizzate e canzoni troppo nuove per essere apprezzate.

I giovani artisti si prestano e portano in abbinamento la loro personalità e ricevono una pacca sulla spalla dai cantanti senior che si sentono stimolati nell’essere accoglienti.

“Lo assaggiamo il pokè, vedete cari giovani, quanto siamo bravi?” Mentre la nonna porta in tavola la lasagna seguita da una standing ovation emozionale e dalle code che scodinzolano!

Cosa hanno cantato di nuovo i giovani esordienti?

Anche i giovani, quest’anno hanno cantato le emozioni, con parole più forti, più dirette, hanno fatto uno zig zag da urlo tra paradiso ed inferno.

Ci hanno portato fra sentimenti come: smarrimento, paura, sgomento, tra le fessure di un futuro abbandonato, fatta di sesso forte, di odio, di timidi sogni, di aggressività e senza molta speranza.

Le emozioni dominano e governano il mondo fluido, come nuvole emotive senza pioggia.

Lo so, fa impressione. Se vogliamo possiamo chiudere gli occhi e le orecchie e cantare “rose rosse per teeeeee….”

Finalmente arriviamo agli esordienti

Will nella sua canzone “Stupido” si scusa se annega in una lacrima, ma non riesce a voltare pagina, rimane “sotto” ad un’emozione! Annegare in una lacrima ci dice che riconosce quanto si perda facilmente ed in qualcosa di piccolo ma prezioso.

Mentre Colla Zio dice “Non mi va” nella confusione delle emozioni e nell’inesperienza della continuità.

I giovani si ritrovano a gestire relazioni brevi e forti, chi siamo, cosa siamo…si, forse siamo due che si vedono ma non si frequentano…

Emozioni a cui non sanno dare i nomi e allora scrivono i fatti…lasciano a noi il significato da cercare.

Come donna, mamma e professionista sto cercando di capire come posso fare spazio al futuro in modo consapevole e non lasciando che me lo strappino dalle mani mentre sono distratta.

La distrazione di cui si accusa Gianmaria che si percepisce un “mostro” mentre, pensando a se stesso non si è accorto, non ha compreso quanto di importante stava accadendo fra i suoi affetti.

Il giovane apprende che sua sorella è incinta e per questo non sa se sarà ancora sua sorella, o se cambierà il rapporto di parentela. Manca un significato ad un evento.

Desidero non distrarmi dai miei affetti e provare a capire cosa sentono e dove vanno.

Vorrei essere presente mentre passo la palla ai futuri giocatori: i nostri giovani.

Lasciare andare non è rinnegare ma forse è necessario rinnovare!

Lasciare andare le canzoni, le persone, le idee e ciò che conosciamo, le abitudini e le relazioni negative, è l’opportunità che ci offriamo per cambiare.

L’opportunità per scollarci dal passato edulcorato dalla nostalgia ed attualizzarci accogliendo nuove possibilità per aprirci al mondo dei giovani che costituiranno l’unico futuro possibile.

La funzione della nostalgia

“Per i tuoi occhi color mare, color mare

Vuoti da colmare, da colmare

Vuoi colmarli col sesso, vuoi farlo adesso

Fino a non sentir più me stesso, fino all’eccesso

Ti ho detto che non posso stare senza di te…”

È proprio il giovane Blanco a parlarcene, a dire quanto pur di ripercorrere quella strada piacevole si sarebbe disposti a riviverla fino all’eccesso, fino a trasfigurare se stessi.

La nostalgia si basa su immagini ovattate di quando eravamo giovani, inducendoci ad agire per il nostro bene, in risposta alle situazioni che si presentano durante la nostra esistenza.

Attraverso la nostalgia possiamo provare il desiderio di tornare a vivere dove siamo stati bene e dove forse non siamo tornati più. 

Shari con la sua canzone “Egoista” forse parla proprio di questo, quando dice “forse vorrei qualcuno da idealizzare che mi tenga apposto il cuore”.

Può essere una giovane donna che desidera fare l’esperienza infantile nella quale una figura di riferimento può essere l’attesa perpetua e spesso delusa.

La nostalgia è diversa dalla malinconia.

Olly con la sua “Polvere”:

“Tutto ciò che hai visto poi ti resta dentro

È polvere sotto al tappeto

Ye-yeah, non è colpa mia

Mi han detto che un ricordo più lo pensi, più sbiadisce

Come scontrini o le fotografie

Perciò penso a ciò che mi ha fatto soffrire

Solo se scrivo rime, bro, mi fa impazzire”

La malinconia è legata ad una forma di tristezza, di chiusura. La nostalgia invece si presenta come una miscela di colori opposti, può farci sentire tristi e felici nello stesso istante!

Quando pensiamo al passato più spesso emergono le esperienze accompagnate da emozioni forti, molto positive o molto negative.

Crescendo prendiamo coscienza della vita nella sua espressione più autonoma dal nostro controllo, e

“scopriamo che il passato ci sembra quasi sempre migliore del presente e del possibile futuro spesso temuto…”

Più nostalgia, meno futuro

Certo in un mondo dove 

“tutto ciò che è passato è più magico, affascinante, migliore del presente come si fa a coltivare la speranza sulla quale poggiare i sogni futuri?”

Allora arriva Sethu con le sue “Cause perse” parla di sogni che scivolano nei buchi dei Jeans e lei si dice “ho una testa dimmerda ma qua fuori è una guerra”.

Noi adulti soffriamo di Kainofobia (paura del nuovo) e con le nostre lamentele, la nostra nostalgia, il nostro attaccamento al nostro vissuto ci stiamo distraendo e non stiamo vedendo che “qua fuori è una guerra”.

I nostri giovani si percepiscono soli ed ascoltiamo Lazza che dice “Mi spegni le luci se solo tieni gli occhi chiusi
Mi rendi cieco”

e chiede di essere aiutato a spegnersi come cenere…e forse come cenere rinascerà… 

Tante emozioni che non trovano risposte nella vita, crescono come prati incolti e con noi che diciamo loro che non vanno bene…che non combineranno nulla, che sono una generazione incapace…si, anche di cantare!

Allora evviva il pokè, il sushi, il polpettone della nonna e le lasagne della mamma, evviva le parole forti che dicono come sanno dire che c’è la “guerra fuori”, evviva nonno Sanremo che insieme ad Amadeus e ad una scia di critiche se ne frega di tutto ed apparecchia per tutti!

Cinzia Trigiani

Consulente Familiare®

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