Nella mente solo spigoli
Ed echi di voci passate
I miei occhi vigili
Sono fermi su orme abbandonate.
Tante grida e pianti
In mezzo ad un’ironia beffarda,
“Di chi sono le urla doloranti?”
Chiede una bocca bugiarda.
In mezzo c’è solo la mia supplica
Di lasciarmi togliere questa maschera.
La paura di crescere è sempre stata parte integrante della stessa crescita. [1]
A volte, l’idea che il passato possa essere da ostacolo al presente, se non allo stesso futuro, ci confonde ed annebbia la mente.
In altri casi, in un pensiero completamente e totalmente contrario, il passato si veste d’oro.
Siamo attratti da esso come Ulisse dalle sirene. Siamo trasportati come il marinaio Michael O’Hara, nel film “The Lady from Shanghai”, verso quello che ci sembra un futuro luminoso, in questo caso il canto della bella Elsa Bannister, ma non ci accorgiamo che il nostro volto è pieno d’ombre.[2]
Lo scrittore giapponese Yukio Mishima nel romanzo che lo rese celebre “Confessioni di una maschera”, ricordando una scena della sua infanzia, scrive:
“[…] In quell’istante ebbi il presagio che un giorno tutto il mio senso del tempo soggettivo, ovvero dell’indipendenza dal tempo, sarebbe forse traboccato fuori di me e affluito dentro lo stampo di quella scena, per divenire un simulacro esatto delle persone e dei movimenti e dei suoni in cui si assommava; che simultaneamente all’adempiersi di questa copia, l’originale avrebbe potuto fondersi e svanire nelle prospettive lontane del tempo reale e oggettivo; e che a me non sarebbe rimasto niente più del semplice simulacro, oppure, per dirla altrimenti, niente più d’un campione accuratamente imbalsamato della mia infanzia” [3]
Per il giovane Kochan, protagonista e narratore del libro, la scena che descrive “raffigura l’infanzia medesima, passata e irrecuperabile” aggiungendo:
“Mentre la contemplavo, sentii la mano dell’addio con cui l’infanzia prendeva commiato da me”.
Il ragazzo raccontando dettagliatamente e con accurate descrizioni la sua vita e le sue esperienze non nasconde la nostalgia ed il rimpianto di un tempo passato.
La medesima natura del cambiamento lo turba, perché con esso si sono fatte strada nella sua mente nuove scoperte sul proprio io. [4]
Queste rivelazioni hanno obbligato il protagonista a fare i conti con dei cambiamenti interni ed esterni a lui e a poco a poco a costruirsi una maschera:
“La vita è un palcoscenico, dicono tutti. Ma non sembra che la gran maggioranza sia ossessionata da quest’idea, o perlomeno non sembra che lo sia in una fase precoce come successe a me. Addirittura alla fine dell’infanzia ero fermamente convinto che quella massima corrispondesse alla verità, e che io avrei dovuto recitare la mia parte sul palcoscenico senza mai tradire, neppure una volta, il mio autentico io.
Poiché a quel convincimento andavano unite un’estrema inesperienza e ingenuità, con tutto che in fondo alla mia mente si annidasse il sospetto ostinato che potevo anche ingannarmi, restavo sempre virtualmente sicuro che tutti gli uomini s’imbarcassero nella vita in questa esatta maniera.
Credevo con spirito ottimistico che una volta terminato lo spettacolo, sarebbe calato il sipario e che il pubblico non avrebbe mai visto l’attore senza il trucco”. [5]
La maturità è fonte di dolore per Kochan, che con la sua genuinità di ragazzo racconta la verità di molti adolescenti, e chissà, forse anche di molti adulti. [6]
Il cambiamento probabilmente sarà sempre fonte di paura per l’uomo, ma la sola natura anormale è la stabilità. Eraclito a questo proposito ha scritto: “Non c’è realtà permanente ad eccezione della realtà del cambiamento; la permanenza è un’illusione dei sensi.”
PARAFRASI
Nella mente abitano figure quasi geometriche, spigolose, forse rigide
e ricordi di voci che non ci sono più
E’ gli occhi non riposano, sono attenti a tutto
Si appostano fermi sui ricordi lasciati
fra le grida ed i pianti forse inascoltati…
Si percepisce in modo ironico e beffardo
di fronte alla domanda che sfrontata e fintamente ingenua chiede a chi appartengano quelle urla dolorose.
La voce è della vigliaccheria che si sente costretta a parlare invece di tacere.
La protagonista, incurante della stoltezza, viene travolta dalla supplica che emerge sonora, avvolgente
e incessante, chiede di lasciar via quella maschera che non le appartiene
[1]Crescere implica il cambiamento ed il cambiamento esorta l’emozione della paura.
[2]Crescendo bisogna collocare ciò che è stato presente in una dimensione che si chiama Passato e Pomme, poggia sulle sue letture alcune tesi possibili:
1) possiamo pensare che il passato sia un ostacolo a procedere nel presente, perchè vi restiamo legati o feriti…
2) possiamo lasciarci affascinare dall’idea di un futuro luminoso inconsapevoli delle ombre che portiamo con noi.
[3] Pomme ci condivide questo prezioso testo nel quale viene descritto un passaggio temuto: dall’infanzia all’adolescenza. Un momento di grade cambiamento nel quale il protagonista descrive il tuo timore di affrontare questo passaggio con la paura della perdita dell’unicità a favore dell’omologazione… Dal soggettivo all’oggettività che trasforma la vera essenza, espressa nell’infanzia, in simulacro. Sembra che l’autore non veda la possibilità di essere veramente se stesso diventando adulto… teme di versare la sua personalità nello “stampo di quella scena” creando una maschera che rivela l’essenza del suo passato ma la imbalsama come un simulacro, una statua, una divinità da guardare soltanto.
[4] Nella pubertà inizia un cambiamento essenziale ed inesorabile, non cerca il permesso del bambino che lo ospita, al contrario avviene in modo trasformativo, direttivo e senza spiegazioni…tutto questo è tanto naturale quanto motivo di turbamento!
[5] Sembra che la vita sul palcoscenico si svolga indossando una maschera mentre si cerca verosimilmente di non tradire il vero se stesso. In questo caso la parola tradire significa “mostrare” la vera identità di chi indossa la maschera. Quando il sipario si chiude, la maschera ha compiuto il suo lavoro e nessuno saprà chi c’era veramente dietro di essa. Eppure, aggiungo io, seppure la vita sembra un palcoscenico dove a seconda della musica corrisponde una danza precisa, è vero che la vita non è solo palcoscenico e noi non siamo solo attori di un solo contesto sociale. Il vero tradimento consiste proprio nel continuare a portare la maschera anche nel privato, nell’intimo, dimenticandosi di se stessi.
[6] Qui Pomme, ci saluta lasciandoci un messaggio che infonde coraggio:
Pomme e “Gli epli di Idunn”
Last modified: 30 Gennaio 2023
Una testimonianza che fa molto riflettere. Le difficoltà dei ragazzi sono spesso sottovalutate, la loro paura di crescere in fedeltà a se stessi e allo stesso tempo il bisogno di essere approvati e benvoluti dal loro gruppo di simili richiede uno sforzo notevole per loro. Grata per questa riflessione.
Ci sono così tanti temi in questo articolo: il tema del passato, le maschere, la paura di crescere…
Temi salienti che appartengono all’esperienza dell’umanità in tutte le sue età, come Pomme ci mostra nel suo excursus letterario, perché “crescere” e “cambiare” appartengono a tutti, bambini, adolescenti e adulti, con un’evidenza così sfrontata che Eraclito si becca un bel punto di vantaggio su Parmenide.
Adolescente è, però, “colui che inizia a crescere”, cioè, se mi è permesso, “l’esperto” del settore.
Ed è così che, forte della sua esperienza e del suo essere esperta, Pomme mi riconnette, con queste parole, agli adolescenti di oggi e di ieri: ai miei figli, ai ragazzi che incontro e, perché no, all’adolescente che sono stata (e che ancora un po’ scalpita in me).
Tante cose mi vengono in mente in relazione al tema del passato come luogo dorato in cui rifugiarsi, o cielo costellato di esperienze dolorose ( perché i nostri ragazzi, ahimè, nonostante tutti i nostri tentavi di tenerglielo lontano, il dolore lo hanno già conosciuto ); oppure a quello delle maschere (quanto ho amato “Uno, nessuno, centomila” e “Sei personaggi in cerca d’autore” da ragazza); oppure della costruzione di un’identità; o ancora della paura di crescere, di non essere all’altezza, di deludere o di ripercorrere i dolori del passato.
Tra tutti gli spunti ringrazio per questo: la consapevolezza che il ricordarmi l’adolescente che sono stata, i suoi pensieri, le sue emozioni ed i scuoi comportamenti, è il punto di contatto con gli adolescenti che incontro oggi, per quanto essi vivano esperienze e sfide del tutto nuove e peculiari che io non ho conosciuto.
Grazie Pomme!
Si danza in questo palcoscenico della vita,tuttavia quando cala il sipario e restiamo soli con noi stessi,la maschera va sempre tolta…