dal “Giardino delle esperidi”
di Pomme

Memoria

La memoria può incarnare un dolore?
La sensazione del mio volto bagnato
da incostante pioggia
può riecheggiare i miei occhi spenti?
Gocce che si prendono gioco di me
ma che il suolo non toccheranno mai.
la memoria può sorreggere il tormento 
di un ascoso lascito?
Come se un raggio di Sole nella stanza
potesse celare il rumore
del tuono nel mezzo della tempesta.
La memoria può fermare il tempo?
I miei tormenti sembrano prendere forma
e come statue restano immobili.
Senza un luogo di appartenenza
mi abitano.
Ma fossero un cappello,
lo indosserei dall’alba al tramonto.
Perché sono vigliacca
davanti alla possibilità
di nuove eterne pene 
incise nella memoria

1

 

L’autrice è Pomme, ha diciotto anni e scrive per Roba da Genitori nella rubrica di Roba da Teenager.

Attraverso la poesia “Memoria” compie un gesto potentissimo e, onestamente, non alla portata di tutti: 

l’esplorazione delle proprie emozioni e sensazioni”

Ovvero la capacità di ascoltare le proprie emozioni e sensazioni, guardandole ed osservandole nella loro manifestazione; provare a significarle attraverso le parole.

Non è cosa facile per gli adulti e figuriamoci per i più giovani!

In questa sua poesia, Pomme, stima il potere che può avere la memoria sulla persona, in tutta la sua interezza: mentale, corporea, emotiva.

Pesca dalla sua memoria emozioni e percezioni e le fa riemergere sulla superficie della mente per dare loro un nome.

Si fa delle domande per dare un volto a quelli che sono i ricordi che accompagnano la sua persona nei suoi vissuti…

Proviamo a capire qualcosa in più:

  • “La memoria può incarnare un dolore?”

La memoria, il luogo dove conserviamo le immagini ed i pensieri del nostro vissuto, può far vivere un dolore nella carne, come se fosse lì presente realmente? Può, la memoria, tenere impresse con sé anche le sensazioni che si percuotono nel corpo? É possibile RIMEMBRARE, conservare la memoria nelle membra?

Pomme continua in questa esplorazione provando ad offrirci un’immagine che riporta l’attenzione sui sensi e lo fa attraverso una domanda: 

le lacrime che bagnano in modo incostante il mio volto, possono riecheggiare nel tempo e quindi mostrare, al mondo esterno, i miei occhi spenti da un ricordo doloroso?

  • Continua l’esplorazione della sensazione fisica

“Lacrime che come gocce si prendono gioco di me ma che il suolo non toccheranno mai”

Questa frase lascia immaginare quella sensazione di piccolo solletico che le lacrime provocano quando rigano il viso… ma che non toccheranno mai il suolo.

Forse Pomme fa riferimento a quel gesto spontaneo di chi, quando piange, è solito asciugare le lacrime con le mani o con un fazzoletto, impedendo loro di raggiungere il pavimento.

Ci permette di fare l’esperienza dell’empatia attraverso la memoria di una sensazione!

L’autrice mostra una capacità di “presenza” a se stessa, molto importante:

anche mentre soffre e prova delle emozioni attraverso la memoria di un ricordo doloroso,  osserva e percepisce il corpo che si esprime, in questo caso, attraverso le lacrime che a loro volta le procurano una sensazione quasi piacevole nel gioco del loro percorso.

  • La memoria può sorreggere il tormento di un ascoso lascito?

Come se un raggio di Sole nella stanza potesse celare il rumore

del tuono nel mezzo della tempesta.

La memoria può sorreggere il tormento che può procurare un lascito celato, nascosto…l’eredità di un ricordo penoso e tormentante?

Pomme si interroga sulla capacità della memoria di reggere, senza crollare, un tormento personale che si insidia intimamente e si ripropone in modo ricorrente nel tempo…

Per esprimere una possibile risposta a questa domanda, Pomme, prova ad esplorarla fra le esperienze dei sensi aiutandosi con una metafora: per  lei  la memoria tenta di sorreggere quel tormento come un un raggio di sole che con il suo abbaglio entra nella stanza tentando di celare il rumore di un tuono in mezzo alla tempesta.

Come se, la memoria ricorresse all’uso di più e diversi sensi corporei per sorreggere un evento potente come quello di un tuono: una luce potente che ha a che fare con la vista per coprire il rumore di un tuono che invece è indirizzato all’udito…

  • La memoria può fermare il tempo?

La memoria può fermare il tempo, lasciare la mente ferma in un punto del tuo vissuto?

La memoria è l’oggetto delle domande di Pomme. Nell’autoesplorazione questa volta si rivolge alla misura temporale.

I ricordi che tormentano la sua memoria sembrano prendere la forma di statue immobili, azioni fermate in un tempo preciso e riproposte continuamente nel tempo.

La memoria che si fa scultrice e decide di fissare nel tempo quei ricordi come fossero marmo scolpito, degni di essere ricordati nel tempo, indimenticabili. 

Quei ricordi dolorosi ai quali la memoria ha dato una forma resistente nel tempo, abitano la sua persona pur non avendo un luogo preciso di appartenenza.

La memoria sceglie e fissa i ricordi dolorosi, riproponendoli nel tempo.

Ma Pomme, dopo questa consapevolezza, desta il capo dalla sua esplorazione interiore e si misura con se stessa e con la possibilità di agire.

Si dice che, seppure sono ricordi dolorosi, sarebbe disposta ad indossarli come un cappello da mattina a sera!

Come mai?

Motiva questa scelta attribuendo a se stessa un giudizio: la vigliaccheria.

Questo perché, se potesse scegliere, sceglierebbe di ricordare i dolori passati che la tormentano piuttosto che affrontarne di nuovi che la memoria, poi, le riproporrebbe come eterne pene.

 

Commento di Cinzia Trigiani 

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2 Replies to “MEMORIA”

  1. Notarangelo Concetta ha detto:

    Non sono più giovane ma ,rimembrare un dolore ,non é facile a nessun età figuriamoci nella giovane età. Parlarne con tanta perspicacia e amore allo stesso tempo deve essere stato un momento intimo ma allo stesso tempo nella sua poesia (bellissima) doloroso. Grazie Pomme.

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