Trasgredire o Ubbidire?

Trasgredire è una possibilità da non scartare perché non sempre la trasgressione è portatrice di cose cattive… Andiamo a vedere in che modo!

  • Cosa è la trasgressione, quando e perché accade? 

Trasgredire vuol dire oltrepassare i limiti imposti da una norma, disobbedire ad un regolamento, non rispettare o violare, ad esempio, la legge. Se andiamo sulla traduzione letterale è evidente che trasgredire non è un bell’agire!

Chi ha fatto l’esperienza di trasgredire ad una regola probabilmente, con un pò di impegno, ricorderà la sua prima volta!

Spesso succede che per far sì che le persone riescano a stare nelle regole sia necessario mettere delle “contravvenzioni”, delle “sanzioni” e in famiglia, molte volte, delle “punizioni”. Così si può essere certi del fatto che, non tutti ma molti, rispetteranno la regola data.

  • Trasgressione degli adulti e dei ragazzi

Diamoci brevemente ai numeri: pensa un pò che “La Fondazione Vinci Autoroutes ha pubblicato, a maggio 2021, i risultati del suo 11esimo Barometro della Guida Responsabile, realizzata da Ipsos su 12.400 persone in 11 Paesi europei.

Dalla ricerca è emerso che più di 7 conducenti europei su 10 (il 75%) ammettono di fare delle trasgressioni al Codice della strada e 7 su 10 di non rispettare sempre le regole sanitarie”. Fonte

Qui si parla di adulti! Mi piace precisarlo perché quando si parla di famiglia, spesso, le trasgressioni, le disobbedienze, le omissioni e le bugie, vengono associate ai giovani ed invece è vero che anche noi adulti, se e quando lo riteniamo giusto,  trasgrediamo alle regola dimenticando che i figli sono e restano spettatori di questi comportamenti.

  • La trasgressione: esistono tante motivazioni, prova a riconoscere la tua!

A volte si trasgredisce per il piacere di farlo. Infatti trasgredire produce piacere, a livello fisico, attraverso l’adrenalina che favorisce l’eccitazione umana. La trasgressione può essere anche lo stimolo per affermare la propria identità, o le proprie capacità; può rispondere, anche, al mero bisogno di “primeggiare” sugli altri, od ancora di non “sottomettersi”.

Ovviamente dipende dal significato che si attribuisce alla regola ed a come, poi, la si vive.

Altre volte la trasgressione può avvenire perché chi decide di farlo non trova la regola aderente al proprio specifico contesto. Magari non la condivide nel suo pezzetto di realtà e quindi trasgredisce perché viene spinto dal bisogno personale di coerenza, di rispetto dei valori specifici di quel territorio, di quella famiglia o di quella precisa cultura. Spesso la regola ha caratteri generali e può non corrispondere a situazioni particolari…

Ognuno può trovare la propria motivazione “opportuna” per: “parcheggiare un attimo in doppia fila”  visto che il comune non ha previsto parcheggi sufficienti o di “lasciare un pacco di biscotti nel reparto pescheria perché non ha tempo di rimetterlo a posto”, va di fretta.

  • Cosa c’è sotto? Fattori che possono “giustificare” la trasgressione

Ecco, forse, il poco tempo può essere uno dei motivi più “spiccioli” per giustificare la trasgressione ma anche il mal contento rispetto ad uno stato di cose può attivare la persona ad un comportamento inusuale. Quindi la trasgressione può avvenire per diversi motivi, provo a ricapitolare quali:

  1. non si condivide la regola
  2. non si ha tempo a sufficienza per fare la cosa per bene
  3. per il piacere di sentirsi padroni della situazione, ovvero, fuori dal controllo degli altri
  4. per sentirsi liberi di esprimere la propria speciale unicità
  5. per manifestare la propria “potenza”
  6. perché si ha voglia di leggerezza e di libertà
  • Diamo un occhio a chi dice di ubbidire! Ho individuato 3 motivazioni per farlo, in quale ti riconosci?

Certo che possiamo fare una distinzione anche fra chi ubbidisce e non trasgredisce. Mi verrebbe da dire che, forse, esistono almeno 3 motivazioni diverse che portano la persona ad ubbidire:

  • C’è chi ubbidisce per adesione profonda alla regola, perché  condivide l’utilità della stessa per il bene comune; per estensione dei propri valori e per la propria etica civile, riuscendo ad andare oltre il bisogno personale, oltre il proprio “Io”
  • C’è chi ubbidisce per paura di essere punito, per il timore del giudizio degli altri o della multa o della compromissione del proprio valore. Per paura di provare vergogna o di non sostenere le conseguenze.
  • C’è chi lo fa perché è abituato ad ubbidire, anche con fatica, ma non si pone troppe domande, si percepisce impotente rispetto a ciò che gli viene imposto ed è portato a vedere i suoi bisogni in coda a tutto e tutti

Non devo dirlo io che i secondi, cioè coloro che ubbidiscono per “paura”, sono i soggetti più a rischio di trasgressione. Se la paura è il motore dell’ubbidienza, quando essa manca, l’ubbidienza potrebbe venir meno!

Quando “chi controlla” non c’è, si abbassa il livello della paura e si potrebbe fare spazio all’occasione, “protetta”, per trasgredire all’ingiunzione imposta e non condivisa pienamente. Eccoti qua a gettare la carta dal finestrino mentre sei in autostrada e ti accorgi di essere solo! 🙂

In famiglia le regole sono: d’oro, d’argento e di bronzo! Come generi il tuo podio e come viene trasgredito?

Parlare di adulti, in questo tema sulla trasgressione, lo trovo necessario. Essere “adulti” è la precondizione necessaria per poter impartire delle regole.

Perciò è necessario passare per la conoscenza di se stessi. In quale modo ubbisci, aderisci ad una regola che arriva fuori da te? Questo inciderà sul “come” offrirai la regola a tuo figlio!

  • Vediamo insieme alcune regole:
  1. “Non camminare a piedi nudi per casa”, “rimetti in ordine la camera” e “lascia il cellulare”, lo sappiamo tutti, sono regole di bronzo, altrimenti non staresti lì a ripeterle H24 ai tuoi figli. Giusto?
  2. “Non attraversare con il rosso”, “devi andare a scuola”, “è importante che tu faccia sport”,  potrebbero essere le regole d’argento (le buone abitudini possibili) per le quali, forse, si riuscirebbe ad ottenere l’adempimento…E forse anche no!
  3. “in questa casa si devono rispettare le regole!” è forse la regola d’oro? No, anche questa è di bronzo, e sai perché? É troppo generica!

La prima regola delle regole, in famiglia è: la precisione della regola. I ragazzi sono concreti, pratici e stanno meglio in una regola che esprima bene i confini nei quali comprendono come agire.

  • Come va data una regola?

Precisando il tempo, il perché, il modo ed il tempo/durata. Faccio un esempio:

a) Dare la regola, ai propri figli, in un tempo non sospetto: “Quando saremo dai nonni o con degli amici, non bisogna tirar fuori argomenti personali e richieste che sapete già che potrebbero avere una risposta negativa”.

b) Spiegare loro le motivazioni: “Stando con i nonni, gli zii o gli amici, potrebbero generarsi argomenti ulteriori, opinioni e condizionamenti che potrebbero alimentare un possibile conflitto tra noi portando come risultato una risposta negativa anche quando magari non è necessaria”.

c) Offrire in modo calmo un’alternativa possibile: “Non appena saremo fuori dal contesto familiare allargato o in disparte, ne parleremo con calma, vi daremo la nostra opinione e saremo disponibili anche ad un confronto con voi ragazzi”.

d) Considerare l’impulsività dei ragazzi e preavvisarli: “Se c’è un’urgenza, chiamate me o vostro padre, in disparte, e tornate al punto c)“.

In questo specifico esempio è indicato un modo in cui si può impartire una regola chiara che non impedisca la richiesta da parte del figlio, ma lo invita a scegliere il momento appropriato per porla, lo promuove a non essere impulsivo, ad imparare a riconoscere gli argomenti a seconda degli spazi familiari e sociali, a differenziare gli argomenti pubblici da quelli privati. In questo modo, la regola, ha forti possibilità di essere accettata.

Tuttavia può succedere che essa venga trasgredita ugualmente, per immaturità , per propensione alla sfida, perché sono impulsivi ed attribuiscono a tutti i bisogni una priorità/urgenza altissima.

Attenzione! Per i ragazzi, immaturità, sfida ed urgenza non sono giudizi negativi; sono immaturi, sfidanti e reattivi perché la loro età lo prevede! Quello che noi genitori possiamo tenere in mente è il  rischio di incorrere nella conseguenza “b)” ovvero rispiegare e, probabilmente, chiudere la questione con un sonoro “No”, da ritrattare solo quando genitori e figli avranno lo spazio e la disponibilità mentale per occuparsene con calma e ragionevolezza!

Quest’ultimo passaggio, quello di non temere di dire “NO” di fronte ad una situazione imprevista, non solo è necessario, ma addirittura consigliabile.

  • Cosa possiamo fare di fronte alla trasgressione?

Poco fa, per fare l’esempio, ho parlato di scegliere un tempo “non sospetto” cioè lontano da un bisogno imminente.

Prepare i ragazzi alla regola, prima che essa sia necessaria, scegliendo un momento nel quale: noi siamo disponibili a spiegare e loro non hanno l’urgenza di una risposta, è fondamentale.

Questo è molto utile a “creare una relazione” con mamma e papà. Infatti se c’è confidenza, elasticità e fiducia nei confronti di chi pone la regola è più probabile che essa venga compresa, accolta e fatta propria!

Certamente capiterà spesso di ritrovarsi nella condizione per la quale, la regola, si fa necessaria solo dopo che è accaduto il misfatto!! Non rimproverarti, è ALLENAMENTO…

Allora diciamo pure che la regola per essere accolta e compresa e perché venga trasgredita il meno possibile richiede tempo e richiede anche un’altra variabile: l’elasticità.

Ecco, la regola d’oro, provare a dare delle regole creando uno spazio per insegnare a cosa, quella data regola, serva e quando sia indispensabile che venga rispettata.

Immediatamente dopo generare uno spazio di allenamento  perché l’esperienza di quella regola venga esperita, esperita, esperita ed esperita

Quindi:

  • regola precisa;
  • allenamento che comprenda l’errore; 
  • elasticità in un clima di fiducia verso se stessi come genitori;
  • impartirla scegliendo un “buon momento” per genitori e figli;
  • non temere di dire “no” quando arriva qualcosa che non ci trova preparati e ritrattare la questione in un momento successivo.

Spazio, tempo, modo ed elasticità! Si va per tentativi! I genitori hanno a che fare con una persona che nella crescita ha bisogno di fare esperienza, anche quella della trasgressione!

  • Un punto di vista spesso nell’ombra

Un altro aspetto da tenere sott’occhio…

Sempre noi stessi. I figli non sono il nostro “proseguimento”, sono “altro da noi”. I figli non nascono “vuoti” ma vengono al mondo portano con sé già il loro temperamento, ed insieme ad esso una componente genetica che si divide e si moltiplica fra le diverse generazioni.

Il naso del nonno, il carattere fumantino dello zio, la passione per la pittura della zia, lo stesso colore degli occhi della nonna, la propensione alla matematica del papà e la testa fra le nuvole come la mamma! Chi più ne ha, più ne metta.

La verità è che con una “palette” così complessa di combinazioni genetiche, tuo figlio è unico ed irripetibile!

Perciò, possiamo dirci che è quasi uno “sconosciuto” o sicuramente lo diventerà durante l’adolescenza!

L’adolescenza, infatti, è proprio quel momento nel quale il figlio, per affermare  se stesso e per trovare la giusta combinazione fra le regole  familiari e quelle apprese nella società dei pari, deve sperimentare la trasgressione.

Il figlio deve fare l’esperienza della sua prima volta: deve trasgredire per provare ad identificarsi in qualcuno che assomigli ai suoi pari ma differisca da loro e assomigli ai suoi affetti ma differisca da essi. Per incontrare la sua unicità!

É vero che “sbagliando si impara”? Allora lasciamoli sbagliare! (Durissima, lo so!!!)

Insomma un’altalena di “si” e di “no” che il giovane  deve “tentare” per ritrovare il vero se stesso, per scoprire chi è e chi desidera diventare. I tentativi sono fatti di esperimenti che richiedono, a volte, la trasgressione alla regola.

Perciò come dico sempre a me stessa ed ai genitori:

“Mettiamoci comodi, perché ci sarà la prima volta, poi la seconda e la terza…”

Senza fare l’esperienza il ragazzo non sviluppa la conoscenza di se stesso, non conosce il suo potenziale ed il suo limite. Ancora più importante è dire che “senza l’esperienza” il ragazzo non sviluppa le sinapsi del calcolo del rischio e della riflessione! Un fenomeno in crescita che genera  forti preoccupazioni.

Personalmente vi condivido la mia ultima volta: quando, qualche mese fa, ho deciso di pubblicare 2 racconti disubbidendo alla “mia voce interiore” che mi diceva che non avevo grandi cose da raccontare! Collana di racconti e favole Vele 13

Trasgredire non è sempre sbagliato! Ancora di meno quando si trasgredisce a se stessi 🙂

“Esistono abitudini che è più onorevole trasgredire che seguire” William Shakespeare

 

  • Quando, invece, dobbiamo preoccuparci della trasgressione?

Il ragazzo, durante l’adolescenza, grazie ad un “ottimismo” liberato dalla pioggia ormonale che lo pervade, può sentirsi di fare tante cose, può avere la sensazione che gli adulti vedano le cose complicate mentre a lui sembrano molto più semplici.

L’ottimismo pervasivo potrebbe spingerlo ad  indossare una maglia bianca mentre sta per mangiare uno spaghetto al sugo di pomodoro con la certezza, solo sua, che non si macchierà; oppure potrebbe essere certo che non gli accadrà assolutamente nulla se andrà con l’amico, in due, sul monopattino e senza casco!

Convinzioni che nascono da un ottimismo che dice loro: sono attento e non cadró; sono svelto e in gamba e i vigili non mi fermeranno; lo fanno tutti e non accade nulla; posso farlo anche io; mamma e papà sono sempre preoccupati, che vitaccia per loro, scialla!

Quando dobbiamo preoccuparci? Forse non c’è una regola quanto piuttosto una “somma” che il genitore può saper fare.

Sin da quando il figlio è stato piccolo, il genitore ha potuto cogliere il suo temperamento. Lavorando su questo si sarà certamente reso conto di quali sono le spinte che portano il figlio a trasgredire la regola data.

Si può sicuramente mantenere l’elasticità, l’apertura verso la trasgressione propiziatoria di esperienze di crescita e di affermazione. Ma se si coglie che c’è un qualcosa in più, che stimola il fiuto genitoriale, una spinta ulteriore che va oltre l’esperienza evolutiva ma espone il ragazzo ad un rischio importante… allora è un’altra storia e di questo bisogna occuparsene in modo serio! Perché è vero che sbagliare è umano ma è anche vero che perseverare non è un bene!

Cinzia Trigiani

 

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